mercoledì 11 marzo 2009

PERDERE PESO

Irvingia gabonensis
Perdere fino a 12 kg in 10 settimane! 


Perché le diete classiche non danno risultati?

Da decine di anni, trovare il mezzo migliore per perdere peso è stato oggetto di dibattiti appassionati.
Ecco il motivo per cui queste diete, anche quelle più drastiche, non permettono di ottenere una perdita di grasso significativa e durevole.
Alcuni scienziati hanno identificato dei meccanismi biologici specificamente responsabili dell'aumento di peso in alcune persone adulte... e questo, qualunque sia la loro modalità di alimentazione. Fino a oggi, non si sapeva come neutralizzare i meccanismi responsabili di questo eccesso di grasso corporeo! Oggi, sappiamo come prendere il controllo dei segnali che permettono di mantenere il peso e la composizione corporei desiderati.
 


accumulatore di grasso n° 1
La resistenza alla leptina

L'ormone leptina indica al nostro cervello che abbiamo assunto una quantità sufficiente di calorie e che possiamo smettere di mangiare. Scatena anche il processo tramite il quale i grassi immagazzinati nelle cellule vengono consumati. Quando invecchiamo, le nostre cellule (ivi compresi i centri cerebrali del controllo dell'appetito) diventano "resistenti alla leptina". La leptina non è quindi più in grado di regolare efficacemente il peso corporeo.

Accumulatore di grasso n° 2
Delle cellule adipose "extra large"

L'aumento di peso che inizia nell'età adulta è caratterizzato da un'ipertrofia degli adipociti (le cellule adipose) che immagazzinano troppo grasso. La dimensione degli adipociti viene controllata da alcuni fattori di trascrizione genetica. È in stretta relazione con l'espressione della adiponectina (più la sua espressione è ridotta, più le cellule adipose sono grosse). Inoltre, i fattori di trascrizione genetica aiutano a regolare l'adiponectina, indispensabile per mantenere la sensibilità all'insulina.

Accumulatore di grasso n° 3
L’attività eccessiva di un enzima di conversione dei grassi

La glicerolo-3-fosfato deidrogenasi è un enzima indispensabile per la sintesi (la fabbricazione) degli acidi grassi nel nostro organismo. Controllare questo enzima aiuta a ridurre la quantità di glucosio (zucchero) convertita in acidi grassi nel sangue. 

I 4 mezzi per ritrovare il peso ideale


I cambiamenti nell'alimentazione, l'assunzione di supplementi nutrizionali, di ormoni o di farmaci agiscono generalmente sulla perdita di peso attraverso un solo meccanismo. Ma gli adipociti (le cellule adipose) dispongono di numerosi mezzi per assicurarne la sopravvivenza. E' stato dimostrato che un estratto della pianta dell'Africa occidentale Irvingia aiuta a ritrovare il peso ideale agendo tramite quattro vie metaboliche complementari.

1 Ristabilire la sensibilità alla leptina

Le cellule adipose producono la proteina C reattiva, un componente proinfiammatorio che conduce alla "resistenza alla leptina". Quando si somministra dell’Irvingia ad alcuni soggetti in sovrappeso, i loro livelli di proteina C reattiva si abbassano e, di conseguenza, una minore quantità di proteina C reattiva è disponibile per bloccare l'attività della leptina. Quest'ultima svolge un ruolo importante nella gestione del peso poiché favorisce il consumo dei grassi negli adipociti e ordina al cervello di spegnere i segnali cronici della fame.

2 Aumentare l’adiponectina

Le grosse cellule adipose secernono una quantità inferiore di adiponectina, un ormone vitale per la sensibilità all'insulina e per la salute cardiovascolare. Quando si somministra dell’Irvingia ad alcune persone in sovrappeso, i loro i livelli di adiponectina sono nettamente aumentati.

3 Inibire un enzima di conversione dei grassi

L’enzima glicerolo-3-fosfato deidrogenasi facilita la conversione del glucosio in trigliceridi, aumentando così la dimensione degli adipociti. L’Irvingia inibisce la glicerolo-3-fosfato deidrogenasi, diminuendo così le quantità di glucosio convertite in grasso nell'organismo.

4 Ridurre l'assorbimento degli idrati di carbonio

L’assorbimento totale degli idrati di carbonio necessita della loro degenerazione grazie all'amilasi, un enzima del sistema digerente. L’Irvingia inibisce l'amilasi, riducendo così le quantità di idrati di carbonio che verranno assorbite come zucchero.



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